


L'Arte Rupestre
Lungo questo itinerario della Valle Camonica ci sono così tante incisioni rupestri e così varie nei loro disegni da essere conosciute in tutto il mondo: per questo dal 1979 è stato il primo sito italiano ad entrare nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Le incisioni si incontrano lungo l’intera Valle, in oltre 180 località diverse, e puoi visitarle negli otto parchi archeologici dedicati.
Le tappe
Parco archeologico di Luine - Darfo Boario Terme (Bs)
Scopri il Parco archeologico di Luine
Parco archeologico di Asinino-Anvòia - Ossimo (Bs)
Scopri il Parco archeologico di Asinino-Anvòia a Ossimo
Riserva naturale incisioni di Ceto, Cimbergo e Paspardo
Scopri la Riserva naturale incisioni di Ceto, Cimbergo e Paspardo
Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane - Capo di Ponte (Bs)
Scopri il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane a Capo di Ponte
Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina - Capo di Ponte (Bs)
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Parco archeologico nazionale dei massi di Cemmo - Capo di Ponte (Bs)
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Parco comunale archeologico e minerario di Sellero (Bs)
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Percorso pluritematico del "Coren delle Fate" - Sonico (Bs)
Scopri il Percorso pluritematico del “Coren delle Fate” a Sonico

Percorso Pluritematico del "Coren delle Fate" Sonico
Il Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” di Sonico, posto all’interno dell’esteso Parco dell’Adamello, è stato oggetto nel 2007 di un intervento di valorizzazione.
L’area, segnalata per la prima volta nel 1950, è studiata in un primo momento da Emmanuel Anati, fondatore e direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici, che scopre e pubblica l”idolo di Sonico”, figura geometrica sulla roccia 1. Successivamente, il lavoro di Ausilio Priuli (negli anni ’90) permette di individuare di nuove superfici incise e porta alla creazione del parco.
Quest’area è caratterizzata da rocce micascistiche (Scisti di Edolo), dure e rugose, difficili da incidere. Queste pietre differiscono dalle superfici dei parchi della media valle: arenarie permiane di colore violaceo più facili da scalfire.
Lasciata l’auto nei pressi del centro storico del paese di Sonico, si prende il percorso segnalato dai pannelli del Parco dell’Adamello. Il sentiero si inoltra lungo un affascinante bosco di castagni in leggera salita per alcuni minuti fino a giungere a un bivio dove, seguendo le indicazioni dei pannelli, si imbocca il ripido percorso che conduce alle rocce incise.
Giunti alla “roccia 1”, la prima superficie che si incontra lungo il sentiero, non si può non rimanere incantati dalla visuale circostante: queste incisioni sono tra le più settentrionali della valle e si trovano in un luogo strategico, in posizione dominante rispetto all’abitato moderno. Da questa terrazza naturale è possibile ammirare l’inizio della Valle di Corteno, collegamento con la Val Tellina, e il paese di Edolo, superato il quale si può raggiungere il Passo del Tonale e quindi il Trentino.
Le incisioni che si possono ammirare sulle superfici affioranti sono quasi esclusivamente di due tipologie: figure geometriche e palette. Cerchi, linee e coppelle (piccole incisioni circolari) si alternano e abbinano in svariati modi creando giochi e composizioni spesso uniti tra loro da linee e canalette. Secondo un primo studio, avanzato dal prof. Anati negli anni ’60 del ‘900, alcune figure circolari della roccia 1 avrebbero rappresentato un “idolo”, databile al Neolitico (V-IV millennio a.C.). Successive ricerche hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di rappresentazioni topografiche, riscontrabili in molte zone della valle.
Tra le varie figure presenti, molto interessanti sono le ruote raggiate, probabilmente legate alla ciclicità del sole e alla sacralità del fuoco. A fianco delle numerose raffigurazioni geometriche, sono invece rare le incisioni figurative. Tra queste, molto diffuse sono le figure di “palette”.


La Via Crucis di Beniamino Simoni
Il capolavoro d'arte lignea della Valcamonica
Ben 198 figure lignee che inscenano la passione di Cristo, un percorso “salvifico” a gradoni che dagli “inferi del peccato” sale fino alla deposizione di Cristo e alla “salvezza”, 14 stazioni della Via Crucis ospitate nelle nicchie (o Capèle) del Santuario di Cerveno: è questo lo splendido e imponente capolavoro della scultura lignea di Beniamino Simoni, realizzato tra il 1752 e il 1764.
La peculiarità di questa Via Crucis sta nella sua forte carica espressiva: un modo di rappresentare crudo, che intensifica la drammaticità degli episodi della Passione. E se i protagonisti di queste vicende, Gesù e le pie donne, sono rappresentati in maniera classica, i soldati e la gente comune hanno invece tratti assolutamente realistici e popolani, talvolta persino grotteschi, certo debitori della lezione di Romanino. Si pensa che Simoni, per realizzare i suoi figuranti, abbia preso spunto proprio dagli abitanti di Cerveno, ed è sorprendente notare come, ancora oggi, non sia difficile ravvisare certe fisionomie nella piccola comunità.
La presenza di queste statue ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita dei cervenesi, tanto che ad esse è legato il rito della Santa Crus, una rappresentazione popolare che con cadenza decennale mette in scena le stazioni della Passione. Tutta la comunità partecipa a questo rito collettivo, e per realizzare i costumi si prendono a modello proprio le statue del Simoni.
Il Compianto sul Cristo morto, conservato nella Chiesa di San Maurizio a Breno, rappresenta la conclusione ideale e artistica della Via Crucis di Cerveno, ed è unanimemente considerata l’ultima cappella del ciclo, la XIV.

Le tappe
Cedegolo: Chiesa di San Girolamo - Sculture d'Artificio
Il seicentesco altare maggiore, con monumentale tabernacolo, comprende una preziosa ancona di Pietro Ramus e uno straordinario paliotto di Giovanni Giuseppe Piccini.
Novelle di Sellero: Chiesa di San Giacomo - Sculture d'Artificio
Gli altari laterali hanno belle ancone lignee e paliotti con pannello decorato mediano inquadrato da paraste scolpite.
Berzo Demo: Chiesa di Sant'Eusebio - Sculture d'Artificio
Il ricchissimo altare maggiore, con ancona e tabernacolo attribuiti a Pietro e/o G. Domenico Ramus, è affiancato da porte laterali sormontate da custodie per reliquie.
Edolo: Chiesa di Santa Maria Nascente - Sculture d'Artificio
La chiesa conserva tre preziosi altari laterali attribuiti a Pietro Ramus; tra questi l’altare del Presepe, che ingloba una raffinata anconetta cinquecentesca e presenta un bellissimo concertino di angioletti musicanti.
Vico di Edolo: Chiesa di San Fedele - Sculture d'Artificio
La chiesa conserva, oltre alla bella ancona d’altare maggiore attribuita a G. Domenico Ramus, due anconette-reliquiario e la piccola e preziosa ancona della Madonna Nera.
Cortenedolo di Edolo: Chiesa di San Gregorio Magno - Sculture d'Artificio
L’elegante ancona dell’altare maggiore è attribuita a G. Domenico Ramus; interessante è anche l’ancona dell’altare dei santi Antonio Abate e Antonio da Padova.
Monno: Chiesa dei Santi Pietro e Paolo - Sculture d'Artificio
All’altare verso il popolo è applicato un prezioso paliotto ligneo attribuito a G. Battista Zotti, con scene laterali finemente intagliate.
Incudine: Chiesa di San Maurizio - Sculture d'Artifico
La bellissima ancona dell’altare maggiore, firmata G. Battista Zotti e datata 1701, presenta una decorazione fitta e originale ed è un vero tripudio di angeli.
Vezza d'Oglio: Chiesa di San Martino - Sculture d'Artificio
La monumentale ancona dell’altare maggiore, attribuita a G. Domenico Ramus e/o G. Battista Zotti, impressiona per dimensioni e ricchezza; include un’anconetta con statue cinquecentesca di grande raffinatezza.
Stadolina di Vione: la Chiesa di San Giacomo - Sculture d'Artificio
La monumentale ancona dell’altare maggiore, attribuita a G. Domenico Ramus e/o G. Battista Zotti, impressiona per dimensioni e ricchezza; include un’anconetta con statue cinquecentesca di grande raffinatezza.
Vione: la Chiesa di San Remigio - Sculture d'Artificio
L’imponente altare maggiore, straordinariamente ricco sia nell’architettura che nelle figure scolpite, comprende la bellissima ancona di Giuseppe Bulgarini e tribuna e paliotto di G. Domenico Ramus e Clemente Buccella.
Canè di Vione: la Chiesa di San Gregorio - Sculture d'Artificio
La piccola chiesa conserva un patrimonio di arredi lignei di straordinaria qualità, varietà e ricchezza che comprende, oltre all’altare maggiore, gli altari della Santa Croce e dei santi Antonio e Carlo.
Temù: Chiesa di San Bartolomeo - Sculture d'Artificio
L’altare maggiore e l’altare del Rosario hanno belle ancone di G. Domenico Ramus; il prezioso tabernacolo del primo e lo straordinario paliotto del secondo sono invece attribuiti a G. Battista Zotti.
Lecanù di Temù: Chiesa dei Santissimi Martiri - Sculture d'Artificio
L’altare maggiore ha una bella ancona lignea e un’interessante tribuna con tabernacolo e custodie per reliquie.
Pontagna di Temù: Chiesa di Santa Maria
La monumentale ed elegante ancona dell’altare maggiore, ricca di decori e statue, è opera di G. Battista Ramus.
Poia di Ponte di Legno: Chiesa di San Giacomo - Sculture d'Artificio
La vivace e ricchissima ancona dell’altar maggiore, datata 1707, è attribuita a G. Domenico Ramus.
Precasaglio di Ponte di Legno: Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano
L’altare maggiore conserva un elegante polittico ligneo cinquecentesco e il sobrio e raffinato tabernacolo di Andrea Fantoni.
Ponte di Legno: Chiesa della Santissima Trinità - Sculture d'Artificio
La monumentale ancona dell’altare maggiore è opera di G. Battista Ramus; tribuna e paliotto sono attribuiti a G. Domenico Ramus e/o G. Battista Zotti. L’insieme è di straordinaria ricchezza architettonica, decorativa e iconografica. Tra le importanti opere lignee conservate nella chiesa si ricorda il bellissimo polittico cinquecentesco con statue attribuito alla scuola di Maffeo Olivieri.
Le Sculture d’artificio nelle chiese dell’Alta Valle Camonica
Le “Sculture d’artificio” sono le sculture degli altari barocchi, metaforiche esplosioni di forme destinate a stupire ed emozionare per manifestare la straordinarietà del sacro.
Questo percorso accompagna a riscoprire gli straordinari altari lignei sei/settecenteschi conservati nelle chiese di Alta Valle Camonica: veri tesori, spesso inaspettati, di grande valore storico e artistico, documenti di viva devozione e intensa religiosità e testimonianza dell’abilità e maestria degli antichi artigiani.
Le chiese di Alta Valle Camonica conservano, anche dei paesi più piccoli, un patrimonio di arredi liturgici eccezionale per quantità e qualità.
Gli altari
L’altare sei/settecentesco costituisce un’opera d’arte totale in cui elementi architettonici, rilievi, statue, ornamenti e addobbi compongono congegni di straordinaria ricchezza materica e iconografica, declinati nelle spettacolari forme del barocco. L’altare, in legno dorato finemente intagliato, è formato da paliotto (pannello decorato anteposto al blocco della mensa), tabernacolo con tribuna (piccola ma ricchissima architettura rialzata su gradoni, destinata a contenere ed evidenziare la custodia eucaristica) e ancona (monumentale cornice poggiata sulla parete di fondo del presbiterio).
Le immagini
L’altare è un monumentale contenitore di immagini; paliotto, tabernacolo e ancona sono scolpiti con moltissime figure: storie intagliate, statue grandi e piccole di Dio Padre, di Cristo, di Maria e dei santi, decine di angeli e piante, frutta, fiori, uccelli, mostri, vasi, nastri, ecc. Tutte le figure, comprese quelle che decorano l’architettura, compongono gli articolati programmi iconografici che supportavano e guidavano la formazione e devozione dei fedeli, celebrando nel contempo la presenza divina.
Gli artigiani del legno nella storia
Gran parte degli arredi liturgici dell’Alta Valle furono realizzati dai Ramus: Giovanni Battista, cui sono attribuite alcune grandi ancone realizzate intorno alla metà del XVII secolo, e i suoi figli Pietro e Giovanni Domenico, che avviarono una famosa ed efficiente bottega a Mu di Edolo, paese natale del padre. Ad essi, dopo l’apprendistato nella loro bottega, si affiancò Giovanni Battista Zotti. Giovanni Giuseppe Piccini lavorò invece in modo autonomo, realizzando i bellissimi paliotti di Cedegolo e Sonico.
Gli artigiani del legno oggi
La tradizione di lavorazione artistica del legno si è tramandata sino ad oggi. In Alta Valle operano infatti alcuni artigiani che, applicando gli antichi procedimenti, realizzano nuove opere o intervengono, con grande accortezza e sensibilità, nel restauro dei manufatti storici.
La lavorazione e l’oro
Gli altari lignei d’Alta Valle dimostrano una straordinaria perizia esecutiva: nella complessità degli impianti, nella qualità della minuta e fitta decorazione e nel ricchissimo repertorio di rilievi e figure. Tale ricchezza è accentuata dalla doratura che riveste le superfici facendole brillare e conferendo loro una particolare luminosità, espressione della presenza divina. Tutte le comunità, anche le più piccole e remote, si dotarono di altari di grande qualità, senza lesinare né in lavorazione, né in dimensione, né in oro; il risultato di tale investimento, materiale e spirituale, continua a stupirci.
(Percorso e testi da “Le Sculture d’Artificio” a cura di V. Zallot)





Girolamo Romano, Il Romanino
La Valle Camonica è teatro, per Girolamo Romani detto il Romanino, dei momenti più alti della carriera e della poetica.
Tra Pisogne, Breno e Bienno, si snoda la “Via del Romanino”. Percorrendo questo itinerario, che attraversa i tre paesi della Valle dove sono custoditi gli affreschi più importanti, si seguono le orme lasciate dal pittore cinquecentesco ironico e beffardo, dalla marcata vena anticlassica e dagli evidenti accenti derivanti dai modi pittorici transalpini.
Negli anni ’40 del Cinquecento, quando giunge in Valle Camonica, Il Romanino è già un artista affermato per aver affrescato e decorato il Duomo di Cremona, alcune delle più celebri chiese bresciane e il Palazzo del Buonconsiglio a Trento.
Ma è in Valle che matura definitivamente il suo stile anticlassico, connotato da una forte presenza della realtà quotidiana nei gesti, nelle espressioni e nei costumi, raffigurata con tratto rapido, quasi immediato e con gusto comico-grottesco.
Le tappe
Chiesa di Santa Maria della Neve - Pisogne
Via della Pace, 2 Pisogne
Martedì – domenica
10.00 – 18.00
Ingresso libero
La Chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne è stata definita dal critico d’arte Giovanni Testori la “Cappella Sistina dei poveri”, in virtù dei suoi ricchi affreschi e della rivoluzione pittorica qui messa in atto, con un netto rifiuto del fin troppo idealizzato linguaggio rinascimentale in favore di uno stile più drammaticamente realistico, a tratti persino grottesco. L’interno della chiesa è completamente affrescato con scene della vita e della Passione di Cristo, come nella maestosa Crocifissione che campeggia nella controfacciata, carica di pathos ed emozione.
Chiesa di Santa Maria Annunciata - Bienno
Via Santa Maria, Bienno
Dal 01 Aprile al 31 Ottobre
Tutti i giorni 08.00 – 21.00
Dal 01 Novembre al 31 Marzo
Tutti i giorni 08.00 – 18.00
Ingresso libero
Altre tracce del Romanino le troviamo a Bienno, nel presbiterio della Chiesa di Santa Maria Annunciata, con affreschi che narrano lo sposalizio di Maria e la sua presentazione al tempio.
Chiesa di Sant'Antonio - Breno
Piazza Sant’Antonio, Breno
Lunedì – Venerdì 14.00 – 18.00
Sabato – Domenica
10.00 – 12.00 | 14.00 – 18.00
Ingresso libero
Poco distante, a Breno, gli affreschi del Romanino dominano la scena all’interno della Chiesa di Sant’Antonio, nel cuore del paese. Distribuiti sulle tre pareti del coro gli affreschi narrano episodi biblici in una sequenza molto originale, quasi cinematografica.
Museo CAMUS - Breno
Via Giuseppe Garibaldi, 8, Breno Lunedì – Mercoledì – Giovedì 09.00 – 12.00
Martedì – Sabato 09.00 -12.00 | 15.00 – 18.00
Venerdì – Domenica 15.00 – 18.00
Ingresso libero
Tel. 0364 323343
Al Museo Camuno di Breno si conserva una tela del Romanino eseguita, molto probabilmente, per la vicina chiesa di Sant’Antonio. Vi è raffigurato Cristo crocifisso molto simile al medesimo soggetto affrescato dal pittore nella chiesa di Pisogne. Sul retro della tela è stato di recente scoperto un altro dipinto, raffigurante il Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria, sempre di mano del Romanino e databile verso la fine degli anni Trenta del Cinquecento.
Se vuoi conoscere tutto l’itinerario, visita il sito: https://ilromanino.it/




Sulle tracce della Guerra Bianca
Una fitta rete di strade, mulattiere e sentieri, per raggiungere gli avamposti, le trincee, le fortificazioni, nei luoghi più impervi dell’Adamello. Siamo ad oltre 3000 metri di quota, fra le vette dove si combatté la Guerra Bianca fra le truppe del Regno d’Italia e quelle dell’Impero austro-ungarico. Una guerra cruenta, combattuta sotto la neve, durata oltre tre anni e mezzo, durante i quali i soldati dovettero sopravvivere in condizioni ambientali estreme.
Le principali linee italiane furono il Fronte del Montozzo e lo Sbarramento del Tonale, con funzioni prevalentemente difensive.
Si parte dal paese di Temù, dove, in ricordo della Guerra Bianca, è stato allestito un museo che raccoglie le testimonianze, gli oggetti e le armi ritrovati da un gruppo di volontari sul ghiacciaio dell’Adamello.
Si prosegue lungo i bellissimi sentieri che conducono tra le antiche fortificazioni dei due fronti, le gallerie, le trincee e i luoghi di appostamento ad alta quota.
Indicato per tutti gli escursionisti, anche per i meno esperti, è il Sentiero della Memoria in Media Valle Camonica, che ripercorre una mulattiera militare e attraversando punti d’avvistamento, postazioni per mitragliatrici antiaeree, grotte e gallerie.
Per chi ama invece l’alta montagna e desidera emozionarsi con una vista spettacolare, c’è il Sentiero dei Fiori, che si snoda a 3000 metri di altezza, tra passerelle sospese mozzafiato, meravigliosi paesaggi, precipizi e testimonianze della Grande Guerra. Il percorso parte dal passo di Castellaccio e arriva fino al Corno di Lago Scuro, correndo sulle tracce dei sentieri realizzati dagli alpini durante la Prima Guerra Mondiale. L’itinerario tocca anche l’esposizione permanente inaugurata nell’estate 2011: una spettacolare galleria a 2600 metri di altezza, scavata nel granito durante il primo conflitto e attualmente allestita con un percorso multimediale arricchito da materiale bellico reperito sul posto e pannelli fotografici.



L'arte Medioevale
Un itinerario tra castelli, torri, pievi e borghi medioevali
Immergersi nel fascino del Medioevo, addentrarsi nelle imponenti fortificazioni perfettamente conservate, da cui ammirare paesaggi mozzafiato o passeggiare fra borghi pittoreschi, che ospitano eventi musicali e culturali degni d’interesse…
Periodo tutt’altro che buio, il Medioevo in Valle Camonica ha lasciato sul territorio segni tangibili, che ancora oggi ci permettono di ammirare testimonianze suggestive e ricche di storia come i castelli. Il Castello di Breno, edificato intorno al 1000, sorge su un colle a vedetta della Media Valle da cui si può ammirare un panorama emozionante. Le sue mura perimetrali sono quasi interamente conservate.
Altre tappe irrinunciabili dell’itinerario sono il Castello o Rocca di Cimbergo, che ospitò perfino Federico Barbarossa, e il Castello di Gorzone, nel comune di Darfo Boario Terme, dimora signorile tuttora teatro di eventi culturali e di rappresentanza, nella quale fino al 1800 visse la potente famiglia dei Federici.
Ricchi di fascino anche i numerosi borghi medioevali che punteggiano la Valle, dove edifici, torri, archi e mura svettano a testimonianza di un ricco passato.
E per quanto riguarda l’architettura religiosa di questo periodo non si possono non menzionare la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore a Capo di Ponte: due splendidi esempi di romanico in Valle Camonica.
I Castelli
La vitalità della Media Valle in epoca medioevale è documentata dalle belle testimonianze dei castelli dei comuni di Breno, Cimbergo e Darfo Boario Terme.
Il Castello di Breno sorge arroccato su un colle che sovrasta l’abitato: l’edificio fu edificato al tempo di Federico I Barbarossa (1100 – 1200), poi trasformato in roccaforte militare all’epoca della Repubblica di Venezia (1400-1500) e infine, dopo l’abbandono nel 1598, riutilizzato come cava di pietre. Il castello sorge però su un sito di ben più antica origine: probabilmente il luogo in cui a partire dal XIX secolo a.C. si insediò una comunità preistorica. Al castello si giunge con una breve passeggiata (circa 15 minuti) dal centro di Breno: il perimetro è chiuso da una cinta di mura merlate e da due torri. All’interno si possono ammirare i resti della Chiesa di San Michele, di origine longobarda poi ampliata in periodo romanico. Gli altri edifici, di cui rimangono soprattutto i muri perimetrali e i sotterranei con volte a botte furono aggiunti durante la dominazione veneziana.
In una spettacolare posizione a strapiombo sulla valle del torrente Re, il Castello di Cimbergo sorge su un’altura che sovrasta il piccolo paese. Eretto probabilmente prima del XIII secolo era appartenuto ai conti di Lodrone e, secondo le cronache, venne fatto diroccare da Bernabò Visconti nel 1363. Il castello, a pianta pentagonale irregolare, fu sicuramente al centro di numerosi scontri tra guelfi e ghibellini camuni. Oggi rimangono parti delle alte mura merlate, l’apertura con la volta a sesto rialzato e alcune finestre.
Dimora della potente famiglia dei Federici il Castello di Gorzone, situato su uno sperone a strapiombo sul torrente Dezzo nella parte terminale della Val di Scalve, fu costruito probabilmente nel 1150 secondo lo schema della fortezza medioevale. Nel corso del XV secolo la famiglia Federici lo riadattò in funzione residenziale, ricavandone una dimora signorile: l’esterno conserva ancora il carattere austero dell’originale impianto con una facciata decorata con portali in pietra Simona e i resti di un’antica torre; l’interno è invece arricchito di loggette, due cortili con pozzo e numerosi ambienti tra cui l’ampia sala di rappresentanza. All’esterno il castello è circondato da uno splendido parco.
Borghi
In Valle Camonica, oltre ai castelli si possono individuare alcune testimonianze lasciate dalle dinastie che si sono alternate nella conquista e dominazione del territorio, frequenti per esempio nei piccoli borghi, nelle antiche cerchie murarie, complessi fortificati, torri. Interessanti al tal proposito, il paese di Bienno – noto per l’arte della ferrarezza – che conserva il fascino del borgo medioevale e Pisogne famoso per Santa Maria della Neve e per l’antica Torre del Vescovo collocata nel centro storico.
Torri e Pievi
E per quanto riguarda l’architettura religiosa di questo periodo non si possono non menzionare la Pieve di San Siro e il Monastero di San Salvatore a Capo di Ponte, due splendidi esempi di romanico in Valle Camonica.
Prima pieve della Valle, la chiesetta di San Siro risale ai secoli VI-VII, ma è stata ricostruita nel XII secolo. La chiesa si presenta eccezionalmente priva della facciata, sostituita dalla parete di roccia cui l’edificio è addossato. L’ingresso principale è quindi posto sul lato, con il meraviglioso portale scolpito con motivi zoomorfi e fitomorfi, ai piedi del quale sono collocate due statue raffiguranti un leone e un agnello. L’interno è suddiviso in tre navate, terminanti in altrettante absidi che sporgono in maniera impressionante sul precipizio sottostante. Sotto il presbiterio si trova l’antica cripta di età longobarda, nella quale si notano interessanti materiali romani di riuso e tracce di affreschi. La parete opposta al presbiterio è occupata da una gradinata scavata direttamente nella roccia, mentre le pareti laterali della chiesa presentano affreschi tre e quattrocenteschi, tra i quali spicca la bella “Vergine in trono col Bambino”.
Il Monastero di S. Salvatore invece, altro pregevole edificio romanico realizzato fra i sec. XI-XII, sorge alle pendici di un monte, in un luogo suggestivamente nascosto dagli alberi e considerato sacro sin da tempi lontani. L’interno a tre navate, con transetto e cupola a pennacchi, termina in tre absidi. Il ricchissimo apparato decorativo suggerisce una certa derivazione da motivi di matrice francese, che si riconoscono in particolare nelle sculture del portale e per l’ornamento dei capitelli interni, incisi con rapaci, ippogrifi , sirene e racemi vegetali. Tra gli edifici religiosi con caratteristiche romaniche, si individua nonostante la sua origine risalente all’epoca carolingia, l’antica Pieve di Santo Stefano a Cividate Camuno il cui complesso è uno dei più significativi esempi di stratificazione artistica di tutta la Valle Camonica.




Musei storici e naturalistici
Museo Naturalistico della Casa del Parco dell’Adamello - Vezza d’Oglio (Bs)
Via Nazionale, 132 – Vezza d’Oglio
0364 76165
alternativaambiente@gmail.com
www.alternativaambiente.com
ORARI
Durante le festività natalizie e durante la stagione estiva tutti i giorni 9:30 – 12:00.
Aperture fuori orario possono essere concordate contattando i responsabili sia telefonicamente sia mediante email.
Il Museo Naturalistico della Casa del Parco dell’Adamello di Vezza d’Oglio si pone come strumento per la scoperta e la conoscenza dell’ambiente alpino, in particolare quello del Parco dell’Adamello. Si tratta di una rappresentazione veritiera e autentica dell’ambiente montano che circonda la Valle Camonica e delle sue specie animali e vegetali.
Le diverse aree espositive, corredate da numerose immagini e schede descrittive, ben presentano la fauna e la flora caratteristiche del Parco. Attraverso ricostruzioni di diversi ambienti tipici del territorio i visitatori possono osservare alcune delle specie animali più diffuse, comprenderne caratteristiche e fattezze, e scoprire curiosità e peculiarità legate alla loro presenza in determinate zone.
Di grande interesse per i più piccoli è la ricostruzione della sezione di un ghiacciaio con l’illustrazione delle parti che lo compongono, nonché la sezione interattiva dedicata agli aspetti geomorfologici del territorio. L’itinerario espositivo si conclude con alcuni giochi didattici che stimolano l’interesse del visitatore.
Museo della Resistenza di Valsaviore - Cevo (Bs)
Via Marconi, 38 (nei pressi della Pineta) – Cevo
0364 634392 – 3312972776
info@museoresistenza.it
www.museoresistenza.it
ORARI:
Lunedì 14.00-16.00 e 20.00-22.00
Martedì, venerdì e sabato 20.00-22.00
Mercoledì 09.00-11.00 e 20.00-22.00
Giovedì 14.30-16.30 e 20.00-22.00
Domenica 14.30-18.30 e 20.00-22.00
Periodo estivo:
Sabato: 20.00 alle 22.00
Domenica: 14.30-18.30 e 20.00- 22.00
Agosto: orari da definire.
Festività: tutte le domeniche dalle 14.30 alle 18.30.
Tutto l’anno: tutti i giorni su prenotazione per gruppi e scuole.
Dal 2012 si è costituita a Cevo l’Associazione denominata “Museo della Resistenza di Valsaviore”, con sede in via Guglielmo Marconi n. 38 nei pressi della Pineta, situata nell’edificio che ospitava la scuola primaria. Tra gli obiettivi del museo la conservazione, valorizzazione e documentazione storica della lotta per la liberazione e degli avvenimenti ad essa collegati. Con queste finalità il museo ha raccolto documenti, fotografie e materiali custoditi e tramandati nel corso degli anni da ex partigiani e non solo, per ricostruire la memoria degli eventi accaduti in Valsaviore nel periodo dal 1943 al 1945 e promuovere la ricerca e la divulgazione storica.
Il museo, aperto e visitabile dal 3 luglio 2018 ricostruisce la storia degli eventi accaduti in Valsaviore nel periodo dal 1943 al 1945 e dei fatti che portarono alla distruzione del paese di Cevo il 3 luglio 1944, proponendosi come punto di riferimento per la raccolta e la salvaguardia delle fonti documentarie sul periodo storico della Resistenza, in particolare nei territori della Valsaviore, della Valle Camonica e della Provincia di Brescia nel ricordo dei protagonisti di quei giorni.
I visitatori, percorrendo gli spazi allestiti, potranno fare un percorso nella memoria attraverso i volti della gente comune e delle attività quotidiane, potranno ascoltare le parole dei testimoni ancora viventi, vedere le immagini drammatiche del paese ridotto in macerie dalla furia devastatrice delle milizie fasciste, accompagnate da musica e da luci ed infine perdersi negli oggetti usati per vivere, combattere e purtroppo anche morire.
Il Museo inoltre, porta avanti anche la sua prolifica attività di divulgazione storica: incontri pubblici, presentazioni di libri e percorsi a tema sono solo alcune delle iniziative mirate alla trasmissione della memoria, alla diffusione della conoscenza e all’approfondimento degli studi sulla Resistenza e sugli eventi che colpirono la Valsaviore negli anni della guerra. Di particolare rilievo risultano le attività realizzate con e per le scuole, affinché le nuove generazioni non dimentichino i tragici eventi di quei giorni, imparino a conoscerli a fondo e in modo completo e da essi possano trarre insegnamenti per il presente e il futuro.
Attraverso le sue attività di promozione culturale, il Museo della Resistenza di Valsaviore è espressione di Memoria viva e partecipata, condivisa con altre comunità nazionali colpite da rappresaglie nazifasciste; punto di riferimento per la raccolta e la salvaguardia delle fonti documentarie sul periodo storico della Resistenza; tappa essenziale nel percorso della narrazione resistenziale del territorio della Valsaviore, della Valle Camonica e della provincia di Brescia, nel ricordo dei protagonisti di quei giorni.
Casa Museo del Beato Innocenzo da Berzo - Berzo Inferiore (Bs)
Piazza Umberto I° – Berzo Inferiore
0364.40105 – 347 9981682
Il museo è visitabile previa prenotazione
Il museo è dedicato a Giovanni Scalvinoni (Niardo 1944-Bergamo 1990) che, divenuto cappuccino con il nome di “Fra Innocenzo da Berzo”, venne chiamato Beato dal Santo Papa Giovanni XXIII il 12 novembre 1961.
La struttura museale è ubicata nella casa paterna del Beato Innocenzo ed è composta da tre piani.
Il piano terra, dove il Beato ha vissuto con mamma Francesca Poli, comprende tre vani. Oltre alla cucina è visibile uno stambugio dove il Beato si raccoglieva in preghiera ed ora custodisce la bara che contenne i suoi resti prima della ricognizione delle sue spoglie.
Al primo piano, lungo tutte le pareti, sono visibili oltre duecento ex voto, lì posti a riconoscenza “per Grazia ricevuta”. Sono presenti varie biografie, immaginette e souvenirs a Lui dedicati. E’ inoltre esposta una sua lettera autografa e documenti preziosi che riguardano la sua vita.
Al secondo piano, attraverso documenti importarti (proveniente anche da archivi) e suggestive fotografie dell’epoca, si ripercorre l’intera storia del Beato Innocenzo con particolare attenzione agli eventi della sua vita, della traslazione da Bergamo della salma (settembre 1890) e della solenne Beatificazione (12 novembre 1961). In una teca sulla parete sono custoditi i suoi paramenti. Questo piano è adibito pure a cappella dedicata al SS. Sacramento dove ogni giorno avviene l’adorazione Eucaristica.
La casa del Beato, in seguito alle operazioni di rimozione di recenti intonaci di cemento, appare composta da una serie di fasi costruttive che vanno dal XIII al XIX secolo. Il piano terra presenta caratteristiche della tipica residenza contadina dell’Ottocento, con cucina, cantina e dispensa. La struttura manifesta tuttavia un’origine medioevale nella parete che le separa dalla proprietà confinante, con aspetto monumentale fortificato.
Il viaggio all’interno della casa dove visse il Beato offre l’opportunità di conoscere e amare l’umile fratino, professionista del silenzio e dell’ultimo posto.
MALP - Museo degli Alpini della Città di Darfo Boario Terme - Darfo Bario Terme (Bs)
Via Fucine, 60 – Darfo Boario Terme
0364 534209 – 0364 541106
ORARI
Il museo è aperto il SABATO e la DOMENICA dalle 15.00 alle 18.00
Gruppi e scolaresche solo su prenotazione, telefono 328 3714473 (WhatsApp)
Il Museo degli Alpini della Città di Darfo Boario Terme, allestito in spazi completamente nuovi, vuole ricostruire la storia degli alpini attraverso l’utilizzo di immagini e di reperti che ne ripercorrono gli anni più significativi e che ne mantengono viva la memoria.
Negli spazi espositivi del Museo si trovano molti equipaggiamenti originali risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, in particolare divise, armi e munizioni, ma anche strumenti per le radiocomunicazioni. Uno spazio allestito con immagini storiche e reperti originali è dedicato alla Campagna di Russia, a ricordo dell’immensa tragedia nella quale perirono numerosi alpini. All’interno del Museo è anche presente un omaggio alla storia del Battaglione di Edolo e al Gruppo di Bergamo, dove hanno militato molti alpini camuni.
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